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NEW YORK -


"Adattare" una qualsiasi tecnologia, in modo da rendere alcuni prodotti "traferibili" da un mezzo - la console televisiva per videogame - ad un altro, il personal computer, è un'operazione perfettamente legale. Lo ha stabilito una sentenza destinata a fare storia, su un terreno tradizionalmente scivoloso come la tutela del copyright nei software: a emetterla è stata la Nona corte d'appello negli Stati Uniti, che ha dato torto alla presunta "vittima", il colosso Sony, e ragione alla società finita sul banco degli imputati, la Connectix. Accusata di aver creato, in maniera illegittima, un sistema - chiamato "Virtual game station" - che permette di utilizzare su pc i giochi realizzati per Playstation.

Una pronuncia importante, e non solo perché il Golia dei videogame ha subito una pesante sconfitta. In pratica, secondo i giudici che hanno emesso il verdetto, la procedura usata per adattare il programma - chiamata "reverse engineering", e basata sul rendere reversibile il software da un contesto ad un altro - non viola le leggi esistenti negli Stati Uniti. Impostazione che, naturalmente, piace molto ai legali di Connectix: "Credo che sia un risultato molto importante - ha dichiarato ai media americani l'avvocato William S. Coats III - per tutte le società che creano prodotti emulativi di un altro prodotto, rendendone reversibili i criteri".

Di tutt'altro avviso, naturalmente, i rappresentanti della Sony, che lo scorso anno, di fronte alla notevole diffusione della Virtual Game Station, hanno trascinato in tribunale l'azienda rivale, accusandola di violazione delle norme sul copyright. Reati respinti al mittente dagli imputati, che avevano ammesso di aver in qualche modo "copiato" il software della Playstation, sostenendo però di averlo fatto in modo da non infrangere la legge. Perché nell'adattabilità da un mezzo ad un altro c'è una parte di creatività "propria" che mette gli autori al di sopra di qualsiasi sospetto di pirateria.

Dopo mesi e mesi di battaglie legali, è arrivata adesso la sentenza. Destinata a fare giurisprudenza in un settore dai confini assai delicati, e tuttora privo di norme dall'interpretazione assolutamente univoca.

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